Dopo aver presentato la nascita del Covo del Drago, le fasi di lavoro e le ambientazioni è il momento di andare alla scoperta dei personaggi, di come sono nati e si sono sviluppati.
Partiamo dal protagonista, Ivan.
Il design di questo personaggio doveva essere semplice ed adatto ad un ragazzo di 17 anni. Sin da subito, lo stile di abbigliamento di Ivan mi è parso chiaro: una felpa rossa (rigorosamente aperta), una maglietta nera, un paio di jeans chiari e delle scarpe comode. Se da un lato i vestiti sono stati una scelta immediata, dall’altro ho dovuto riflettere molto di più sul resto dell’aspetto fisico, in particolare il viso e la capigliatura. L’idea era quella di rappresentare un ragazzo ribelle, senza molta voglia di studiare. In apparenza, Ivan è un po’ uno sbruffone, gli piace mettersi in mostra davanti ai coetanei per farsi accettare e guadagnare la loro stima, si caccia nei guai ed ha sempre un sorrisetto malizioso sulle labbra. Come potrete immaginare, però, questo lato superficiale ne nasconde un altro, più intricato e misterioso, che tiene nascosto a tutti. Non vi rivelo di più per non rovinarvi la lettura!
Un altro personaggio di cui vorrei parlarvi è Rita. Rita è la persona che si occupa della biblioteca della scuola dove studia Ivan. E’ gentile e sensibile, vede del buono in tutte le persone ed ha sempre un atteggiamento positivo. Per lei ho scelto un design sobrio ed elegante, con una gonna nera attillata ed una camicetta bianca. I capelli sono sempre raccolti in un’acconciatura che la fa sembrare più vecchia di quanto non lo sia in realtà, cosa che rispecchia il suo modo di essere. Dietro a questo lato serio e rigido, è un po’ sbadata, ha spesso qualche capello fuori posto e addirittura tre paia di occhiali (non vede bene né da lontano né da vicino; il terzo paio lo usa per abituarsi alle lenti progressive che le fanno venire il mal di testa).
Rita passerà molto tempo con Ivan, che metterà a dura prova la sua pazienza, ma alla fine i due impareranno a conoscersi e rispettarsi.
Per il design del padre di Ivan mi sono ispirata ad un professore di chimica che insegnava nel liceo dove ho studiato. Giovane e con un aspetto un po’ trascurato, nel manga questo personaggio è spesso distratto, immerso nel suo mondo e nelle sue preoccupazioni al punto da ignorare tutto il resto e da trascurare persino suo figlio. Questa mancanza di comunicazione e il distacco tra i due incideranno molto sulle scelte che Ivan prenderà durante la storia.
Un altro personaggio importante è il preside del liceo, un uomo anziano, magro, che porta camicie più grandi di almeno una o due taglie. È una persona severa, ma a causa della sua statura bassa non viene preso seriamente dai ragazzi, per cui la maggior parte delle volte si fa accompagnare dal bidello (alto 2 metri) che gira sempre con la sua fidata scopa. Lo sguardo serio e i vestiti pesanti di quest’ultimo incutono timore a tutti i ragazzi. In realtà è un omone buono e gentile, ma ovviamente questo gli studenti non lo sanno! A dispetto della sua mole, è cagionevole di salute, per cui indossa sempre una sciarpa e un cappellino di lana, senza gran successo (è perennemente raffreddato). Ha un debole per Rita, ma è troppo timido per dichiararsi; si limita ad essere premuroso e protettivo nei suoi confronti, ma la sbadataggine della bibliotecaria la rende cieca a queste attenzioni particolari. Per Rita il bidello è un buon amico, gli ha regalato un cappellino di lana fatto a mano che lui indossa sempre.
Non potendo svelare parti importanti della trama, devo limitarmi alla presentazione di questi cinque personaggi, ma spero che questo articolo vi abbia incuriosito e che leggendo Il Covo del Drago vi affezionerete ad almeno uno di loro.
Quella della documentazione è una fase fondamentale nella stesura e realizzazione di un fumetto. Si inserisce nel processo di creazione della storia, fornendo, attraverso una ricerca estensiva, elementi che permettono di collocare eventi e personaggi in un contesto definito, riconoscibile e dai meccanismi verosimili. Naturalmente si tratta dello stesso principio applicato anche ad altri prodotti, come romanzi e film.
Un esempio che viene subito in mente è quello di manga ad ambientazione storica: una vicenda ambientata nella Londra vittoriana, per esempio, per risultare anche solo plausibile richiederà uno studio approfondito non solo dell’architettura e della moda dell’epoca, ma anche di aspetti quali le abitudini alimentari, le modalità di comunicazione tra le diverse cerchie sociali, i passatempi in voga a seconda anche dell’area specifica della città o del periodo dell’anno. Questa fase di ricerca avviene prima della stesura della sceneggiatura vera e propria; per quanto lunga – e a volte estenuante – sia, ci permette di far vivere i nostri personaggi in modo realistico e di farli muovere all’interno dell’ambiente che abbiamo creato senza che risulti innaturale, per evitare anche che distolga l’attenzione del lettore dalla storia.
Per quanto riguarda il mio fumetto, mi sono concentrata principalmente sulla caratterizzazione degli ambienti. Il Covo del Drago si svolge nella mia città: Matera. Ho colto l’occasione per osservare luoghi ormai familiari attraverso una lente incentrata principalmente sul possibile impatto grafico delle varie zone. Armata di macchina fotografica, ho ripreso da più angolazioni quasi ogni edificio della
città; scelto le strade, le aree residenziali, le case e i parchi che mi sarebbero poi serviti per collocare i personaggi e far proseguire la narrazione.
Una fotografia scattata con un’inquadratura interessante può rivelarsi particolarmente utile durante la realizzazione degli sfondi, ma un altro motivo per cui ho prestato particolare attenzione alle angolazioni, nella ripresa degli edifici, è che mi avrebbe consentito di capirne meglio la struttura.
Devo dire che in realtà è stato molto divertente! In fin dei conti il manga è ambientato ai giorni nostri, quindi la documentazione degli ambienti è stata quella che ha richiesto un impegno maggiore. Anche il lavoro del padre del protagonista riprende un elemento caratteristico della mia zona, ma per ora non posso dire altro!
Oggi parleremo delle fasi del lavoro con le quali viene realizzato un fumetto. È molto importante organizzarsi e suddividere le fasi di creazione se si vuole essere professionali.
La prima fase riguarda la storia. Per quanto riguarda Il Covo del Drago, nella sceneggiatura sono stata aiutata dagli insegnanti dell’Accademia Europea di Manga. È una delle fasi più importanti e sicuramente tra quelle a cui si dedica più tempo. In effetti, è difficile strutturare una storia che “quadri”, possa interessare il pubblico e, in questo caso, riesca a toccare alcune tematiche importanti. La trama dev’essere avvincente, tenere il lettore incollato al libro, ma soprattutto comunicare un messaggio.
Questa fase può essere realizzata in diversi modi, ma il più rapido è quello di redigere la trama direttamente sotto forma di sceneggiatura, in modo da poter passare subito al namenote. Altrimenti, bisognerà aggiungere una fase di lavoro successiva a questa prima in cui si trasformerà la versione scritta della storia in sceneggiatura.
La seconda fase è disegnare il namenote (o storyboard). Anche questa fase è molto lunga, perché bisogna fare estremamente attenzione all’impaginazione, alla vignettatura, alle inquadrature e al ritmo della storia. Dal momento che per IlCovo del Drago non ero da sola a curare la storia, il mio intervento è iniziato più pesantemente in questa fase. Ad intervalli regolari, mi veniva inviato un pezzo di sceneggiatura (che di solito corrispondeva ad una scena completa) ed io lo trasformavo in immagini, lavorando molto sulle inquadrature ed il ritmo. All’inizio era molto difficile capire quali immagini scegliere e in quali vignette disegnarle; mi è successo spesso di rifare molte volte la stessa scena per allungarne il ritmo (avevo la brutta abitudine di sintetizzare troppo).
Devo dire che questo processo è stato estremamente lungo, a volte snervante, ma allo stesso tempo utilissimo. Mi sono resa conto che pian piano avevo acquisito dei meccanismi che funzionavano: avevo capito qual era il modo giusto di interpretare questa storia e a partire da quel momento mi sono velocizzata moltissimo!
Per molte persone questa fase può sembrare come un lunghissimo tunnel del quale non si veda l’uscita, ma vi assicuro che se la affrontate con determinazione e cura, la fase successiva diventerà una passeggiata.
La terza fase, nel mio caso, è stata di correggere insieme allo sceneggiatore tutto il namenote. Dopodiché, ho potuto iniziare le tavole vere e proprie! Per questa quarta fase non ho molto da dire, se il lavoro sul namenote è stato fatto correttamente e con precisione, è sufficiente riprodurre sul formato B4 quello che si era previsto.
Dopo aver disegnato, inchiostrato e retinato tutto (rigorosamente a mano), ho inviato le tavole alla casa editrice per la scansione e l’impaginazione.
Entriamo qui nella sesta fase, che purtroppo spesso viene ignorata, ma che è essenziale per poter presentare un prodotto di buona qualità. In effetti, per quanto si possa riflettere al bilanciamento di una tavola, a che effetti realizzare e a quali retini applicare, a volte capita che la resa finale in stampa non sia ottimale, o che il susseguirsi di alcune trame sia più pesante del previsto. Per questo motivo, dopo aver inviato le tavole alla casa editrice, la mia insegnante in Accademia ha esaminato il lavoro finito e me l’ha rinviato per poter apportare alcune correzioni e miglioramenti in digitale.
L’ultima fase per me è stata quella della copertina. Molte persone pensano che si debba partire da questa, ma è davvero l’ultimo dei disegni che si fanno per un fumetto. La copertina ha uno scopo comunicativo, deve attirare l’attenzione ed essere esteticamente curata. È importante realizzarla al meglio delle proprie capacità e in armonia con l’atmosfera del manga e in accordo con i tecnici della tipografia.
Il mio lavoro era terminato, ma dietro alla creazione del Covo del Drago ci sono altri segreti. Primo fra tutti, la realizzazione di diverse tavolea colori! In effetti, mentre io mi occupavo dell’inchiostrazione, una persona piena di talento colorava a mano con matite, acquerelli e pigmenti una trentina delle tavole finite. In uno dei prossimi articoli o aggiornamenti sulla mia pagina, parleremo anche di questo.
Un’altra fase, anch’essa estremamente importante, è stata quella dell’inserimento di testi ed onomatopee. In genere, le onomatopee sono disegnate dall’autore ed inserite direttamente sulle tavole o aggiunte in seguito. In questo caso, così come per i testi, ad occuparsene sono stati lo sceneggiatore e l’editore.
Tutte queste fasi sono importanti per la realizzazione di un fumetto e bisogna dedicare a ciascuna il tempo necessario per completarle con cura. Io ho avuto la fortuna di lavorare con persone competenti dalle quali ho imparato moltissimo durante questi anni e che voglio ringraziare per la loro pazienza e disponibilità, ma sopratutto perché insieme a me hanno creduto in questo progetto fino alla fine, nonostante tutte le difficoltà che abbiamo potuto affrontare.
A Lucca Comics & Games, Euromanga Edizioni presenterà due titoli inediti di manga italiano, genere shonen, di autrici uscite dall’Accademia Europea di Manga e… una sorpresa.
Oggi parliamo di un titolo particolare. Si tratta, per come è nato ed è stato portato a termine, di un vero e proprio dottorato di ricerca in tecnica manga. Il fumetto si intitola “Il Covo del Drago”, è stato realizzato da Antonella Capolupo ed è nato da una collaborazione tra l’Accademia e il Centro Studi Campaniani.
Antonella Capolupo è un’artista di Matera. Nel 2014 si diploma all’Accademia e, contemporaneamente ad altre iniziative, si dedica da subito allo sviluppo di un progetto narrativo in collaborazione con il Centro Studi Campaniani. Durante la lavorazione, Antonella torna per un anno in Accademia per lavorare a stretto contatto con i docenti di sceneggiatura e per un più agevole rapporto con il Centro Studi.
Com’è nato Il covo del drago? Antonella Capolupo
Il Centro Studi Campaniani è un’istituzione toscana che si occupa di studiare, approfondire e far conoscere la vita e le opere del poeta Dino Campana. La cosa che mi ha attratto di più di questo progetto è che questo centro aveva già collaborato alla pubblicazione di fumetti, libri e anche a un film dedicati all’autore. Questa volta però si erano orientati specificamente verso il manga. Degli studiosi di poesia erano giunti alla conclusione che il manga poteva essere il mezzo di comunicazione giusto per catalizzare l’interesse dei giovani lettori verso questo poeta. Mi è sembrata una cosa davvero entusiasmante.
Sono stata affiancata durante tutto il percorso da due professori dell’Accademia. Insieme, siamo riusciti a dare vita ad un manga che non parla di Campana, delle sue opere o della sua vita. Se ciò sembra contraddittorio rispetto alla premessa, è perché abbiamo scelto di creare una storia originale, in cui il poeta è inserito come personaggio chiave. Il ruolo che svolge è infatti fondamentale per aiutare il protagonista in difficoltà.
Il lavoro di sceneggiatura è stato particolarmente lungo, così come in seguito quello di realizzazione delle tavole (nei prossimi articoli scoprirete anche perché). Quest’anno, dopo molti mesi di lavoro, siamo riusciti a concludere l’opera, che sarà presentata ufficialmente al Lucca Comics 2018 e pubblicata in due volumi da Euromanga Edizioni.
Essendo il mio primo fumetto pubblicato, è inutile dire che sono emozionatissima e che è una cosa a cui tengo tantissimo. Non vedo l’ora di sfogliarne le pagine, di ricevere commenti, critiche e pareri dai lettori. Ma quello che mi interessa di più è capire se sono riuscita a trasmettere loro le emozioni che mi coinvolgono ancora quando lo rileggo.
Da oggi fino alla data di uscita cercherò di parlare del fumetto e di raccontarvi del lavoro che c’è dietro, mostrandovi anche qualche anteprima con foto e video del “work in progress“.
Ciao a tutti! Oggi vediamo come realizzare un cielo stellato.
Ci sono diverse tecniche per disegnare il cielo sulle tavole manga: c’è chi usa i retini con le nuvole, chi le disegna e le inchiostra, chi applica un retino semplice e lo gratta per realizzare le nuvole.
Noi vedremo come disegnare un cielo notturno con un metodo davvero semplice e veloce; utilizzando solo i pennarelli neri e il misnon
Io ho fatto un disegno dove volevo mettere uno sfondo con un cielo stellato. Dopo aver i inchiostrato e ripulito la linea (del personaggio) con la gomma, ho dato un effetto diverso allo sfondo. Ho deciso di usare la Fude-pen (un po’ scarica) per i contorni della “vignetta”
poi ho usato tre pennarelli con diverse punte per riempire tutto lo sfondo di nero:
il più grande che ho è questo con la punta a scalpello (lo uso per riempire i grandi spazi)
poi ho usato un pennarello più piccolo (con la punta arrotondata) e uno 0.8
Prima di passare alle stelle, ritagliate su un pezzo di carta la figura che volete coprire dagli schizzi di bianchetto.
Ora che il disegno è al sicuro, passiamo alle stelle. Mettete un po’ di Misnon in una tavolozza e diluitelo con poca acqua.
Poi ne prendete un po’ e con un dito picchiettate sul dorso del pennello.
con un pennellino più piccolo, potete fare qualche altra stella.
Adesso usando il bianchetto con il pennino (maru), possiamo fare le punte delle stelle più grandi (senza esagerare)
Infine ho sbianchettato la luna (ci ero andata sopra con la fude, per dare continuità all’effetto)
Ciao a tutti! Oggi parlerò di una delle più belle tecniche di inchiostrazione giapponese:
LA KAKEAMI
Questo effetto è molto usato nei manga; alcuni autori la fanno a mano, mentre altri utilizzano il retino kakeami. Ma se volete risparmiare i soldini, vi conviene saperla fare a mano 😉
Grazie alla kakeami, si possono creare degli sfondi che trasmettono una precisa sensazione.
E’ molto difficile disegnare le kakeami, anche perchè bisogna essere precisissimi, esercitarsi molto, e avere tanta pazienza.
Per realizzare una buona kakeami, si utilizza un pennino che fa le linee sottilissime: il maru.
Ci sono 4 tipi di kakeami: ikkake, nikkake, sankake, yonkake.
in base alle linee che si incrociano, otteniamo delle kakeami diverse. E’ molto importante tracciare le linee tutte dritte, alla stessa distanza. Ogni quadratino deve avere lo stesso numero di linee e devono essere tutti della stessa dimensione.
Degli errori che si fanno spesso quando si disegnano le kakeami sono i seguenti:
ovvero l’effetto texture, l’effetto Y, l’effetto casetta
l’effetto strada di kakeami, e l’effetto fiore.
Ogni quadratino deve essere posizionato con un inclinazione diversa dalle altre.
Cercando di evitare gli errori elencati sopra, iniziate a disegnare la kakeami ikkake
Poi semplicemente sovrapponendo delle linee incrociate a 90°, otterremo la seconda kakeami: la nikkake
Aggiungendo altre linee incrociate a 45° otterremo la sankake
E l’ultima kakeami, la yonkake, si ottiene aggiungendo un secondo incrocio a 45°
Come potete notare, più incroci hanno e più le tonalità della kakeami diventano più scure. Grazie a questa caratteristica, se usiamo le 4 kakeami in un singolo disegno, possiamo ottenere una sfumatura
Più ci eserciteremo con questa tecnica, più saremo bravi a realizzare kakeami; e ci potremo divertire a utilizzarle nei nostri disegni.
Ciao a tutti! oggi vi faccio vedere la tecnica che io uso per colorare con i Copic Ciao. Sono bellissimi, facili da usare e sfumare. Per prima cosa, dopo aver fatto il disegno, e averlo inchiostrato, decidete quale deve essere il colore dominante (ad esempio io ho scelto il rosa/viola)
1)Fotocopio il disegno su carta spessa e decido i colori da usare
2)Di solito inizio colorando la pelle con il colore E00
3)La luce proviene da sinistra. Quindi ho lasciato sulla pelle, delle parti bianche in corrispondenza della luce
4)Procedo aggiungendo le ombre partendo dalla più chiara a quella più scura.
RV10-R20-V12
5)Proseguo sfumando il BV00 e l’RV02 sulle ali
6)Per il vestito ho usato il colore V04 e V06 sfumandoli insieme
7)Per i capelli ho usato l’RV02 per la base rosa chiaro, RV04 con il quale ho creato le sfumature e gli effetti di luce, e il BV00 per qualche ciocca in ombra
8)Ho aggiunto gli ultimi dettagli ed ecco il disegno finito 🙂
Per realizzare i riflessi con la fude pen, personalmente uso dei tratti dal basso verso l’alto.
Non è detto che sia la via migliore per cui il primo suggerimento è quello di provare il movimento diverse direzioni fino a trovare quello che piace maggiormente alla vostra mano.
I tratti devono essere più uniti e spessi alla base e più sottili all’estremità. Per realizzare un riflesso è sufficiente ruotare il foglio e fare la stessa cosa.
Quando sarete soddisfatti del risultato di questo esercizio, sarete pronti per passare ai capelli del vostro personaggio.
Innanzitutto stabilite la posizione della fonte di luce principale. Quindi delimitate a matita le aree che rimarranno chiare e quelle che invece saranno scure. Comiciamo quindi a passare il pennello della fude pen sulle zone scure avendo cura di seguire il verso delle ciocche. Anche in questo caso non forzate la mano in una direzione innaturale ma, piuttosto, ruotate il foglio finché non sarete a vostro agio. Continuate fino a completare la fascia sotto la seconda linea a matita a partire dall’alto.
Quindi ruotate il foglio ed eseguite la stessa operazione partendo dalla prima linea.
Riempite ora la parte superiore lasciando qualche sottile ciuffo bianco.
Completate la capigliatura nello stesso modo. Una volta asciutto potrete rimuovere le tracce a matita ed effettuare piccole correzioni o aggiungere ulteriori punti luce con il Misnon.